Condividi

Questo blog e’ un inno alla passione per l’arte bianca che mi e’ stata trasmessa da mio papa’, il nonno Beppe che purtroppo non e’ piu’ con noi. In passato ho dedicato un articolo a mia Mammma (si’ con 3 emme) dove ho voluto raccogliere le lezioni di vita più importanti che mi ha insegnato.  Purtroppo queste cose spesso non si dicono e tanto meno scrivono fino a quanto e’ troppo tardi, come nel caso di mio padre. Ma è venuto il momento di raccogliere e raccontare anche gli insegnamenti di papa’, per me, per i miei figli, per tutti quelli che lo hanno conosciuto.

Passione e Qualità’

La passione non si insegna. La si trasmette. Mio padre sprizzava passione in tutto quello che faceva ma il ricordo più vivo che ho e’ sicuramente la sua passione per l’arte bianca. Ogni panino, focaccia, pizza, panettone, dolce che usciva dal forno doveva essere speciale. Non faceva mai economia sugli ingredienti, sempre alla ricerca dell’olio migliore e la farina di qualità. Non usava mai additivi chimici, sempre alla riscoperta dei metodi tradizionali ma senza ignorare il progresso nella tecnologia, le attrezzature, il forno, il servizio clienti.

Quando un impasto veniva male, apriti cielo. E quando veniva bene gli brillavano gli occhi dalla contentezza, ogni giorno, ogni impasto, ogni panino. Ai tempi spesso pensavo che la sua mania per la qualità fosse un po’ esagerata, un po’ una rottura, solo oggi capisco l’importanza della lezione che imparavo senza saperlo. Lavorare con passione premia e non pesa.

I Clienti e Fare Bella Figura

Mio papa’ coccolava i clienti. Mi ricordo che li guardava uscire dal panificio per vedere se sorridevano, se si fermavano nel retro a fare i complimenti, se avessero una esperienza positiva al banco, se tornavano il giorno dopo, se tornavano quando riaprivamo dopo le ferie.  Ne conosceva molti per nome. Ogni tanto spuntava in mezzo al banco con una cesta di pane caldo o una focaccia appena sfornata per vedere la reazione dei clienti ma anche per creare un’atmosfera casalinga dove i clienti si sentivano a loro agio, benvenuti, quasi parte della famiglia.

Marketing

Mio papà non lo sapeva, ma era un esperto in marketing. Lui non lo chiamava così, lui si riferiva al far bella figura, fare un prodotto di qualità, dare in regalo panettoni ai clienti più buoni, e campioni assaggio gratis a tutti, aprire una vetrina sul retro bottega in modo che i clienti potessero vedere l’igiene e la pulizia dei macchinari e degli operai all’opera.

Studiava le abitudini dei clienti e guardava persino le previsioni del tempo nel fine settimana per pianificare quanto impastare. Per essere un artigiano era all’avanguardia.  Ma una cosa aveva capito prima di Steve Jobs, Seth Godin e altri mostri del marketing: il miglior marketing e’ fare un prodotto speciale che faccia parlare la gente.

Cultura del Lavoro

Mio padre si alzava all’una del mattino, lavorava fino alle 11, mangiava un boccone e poi andava a dormire il pomeriggio. La sera cena poi a letto e così via.  Per il Sabato (la cosiddetta giornata doppia) iniziava ad impastare alle 22:30 del Venerdì sera. 6 giorni alla settimana, 12 mesi all’anno tranne 2 settimane di ferie.

Nonostante questo durissimo lavoro con orari infernali, così come mia Mammma, non l’ho mai sentito lamentare per il lavoro. Non gli pesava perché’ era la sua passione, ancora prima di un dovere. Anch’io ho sempre fatto un lavoro che mi piace e mi appassiona. Fortuna? Forse, o più semplicemente il frutto di quell’insegnamento paterno.

I Soldi

Questo è un altro grandissimo insegnamento: non si lavora mai per i soldi. Si lavora per perseguire un sogno e fare bella figura. I soldi sono una conseguenza. I soldi arrivano con il successo che si ottiene facendo contenti i clienti. Lavorare solo per i soldi è triste, ti fa guardare l’orologio ogni 10 minuti per vedere quanto manca alla fine della giornata. Se lavori per raggiungere un obbiettivo, perseguire una passione, per fare bella figura, il tempo vola. Nella mia carriera quando mi sono  ritrovato a lavorare solo per i soldi, ogni volta che mi sono trovato a guardare l’orologio sul lavoro, e mi è capitato un paio di volte, mi sono licenziato. Ho cambiato e mi e’ sempre andata meglio. Grazie papà!!!

Cambiamento e Rischio

Il nonno Beppe ha cambiato parecchi lavori nella sua vita. Da giovane aiutava il nonno Valentino ad Azzano d’Asti a fare il falegname, ma ai tempi non era un lavoro molto redditizio. Alla fine degli anni 50 si trasferirono a Genova dove aprirono una lavanderia, quindi un panificio. Li’ nacque la passione per l’arte bianca ma a quei tempi non era un’attività redditizia, non c’erano la mutua e la pensione. Cosi’ decise di fare un corso e diventare macchinista nelle ferrovie. Un lavoro più’ sicuro con pensione e benefici vari. Dopo anni passati in ferrovia si rese conto che con lo stipendio fisso non sarebbe riuscito a assicurare un futuro agiato a me e mia sorella. Era il 1976 e cosi’ decise di tornare all’arte bianca e rilevare un panificio. Il suo sogno era di acquistare un panificio in una zona con molto passaggio. Cosi’ acquisto’ il panificio in via Macelli di Soziglia che a quei tempi pullulava di gente. Un investimento grandissimo per le nostra finanze di allora (mi sembra 80 milioni di lire, o in altre parole un mezzo chilo di cambiali o 40 volte i nostri risparmi…). La lezione e’ chiara: bisogna muoversi per cercare le opportunità, bisogna cambiare e rimettersi in discussione, bisogna rischiare per migliorare, bisogna investire per fare progressi. in altre parole, una grande lezione di imprenditoria. Io e mia moglie Paola abbiamo avuto la nostra dose di cambiamenti. Dagli inizi con la mia dittarella di software a Genova, alla vendita e trasferimento a Boston, per poi arrivare in California dopo un anno a Seattle. Ma di una cosa sono sicuro: i cambiamenti non son finiti 🙂

Imparare e Migliorarsi

A mio padre piaceva imparare cose nuove ed era sempre alla ricerca di migliorasi e migliorare le cose intorno a lui. D’altronde non sarebbe riuscito ad inventarsi tutte quelle carriere diverse e di successo senza una grande propensione all’imparare.

I panifici che ha avuto erano sempre all’avanguardia per quanto riguarda attrezzature e macchinari ed era sempre alla ricerca di nuove ricette. Mi ricordo che un’estate mia mando’ a lavorare gratis in un panificio a Carignano (Genova) per imparare a far e il pane ciabatta. In quel caso voleva migliorare lui, facendo migliorare me… 😉

Leadership ed Apprezzare gli Altri

Mio padre in generale non parlava male di nessuno. Cercava sempre il meglio nelle persone. Questa’ e’ una lezione abbastanza moderna di leadership e management. E’ molto più efficace esaltare le qualità delle persone che cercare di correggerne i difetti. A lui veniva naturale. Mi ricordo che mio padre si chiamava Artista tutte le persone che rispettava particolarmente. Quello e’ un artista della Focaccia, quell’altro e’ un artista muratore, e cosi’ via. Era sempre alla ricerca e valorizzazione del talento degli altri. L’apprezzamento per gli altri e’ una cosa contagiosa. Gli altri a loro volta apprezzano te. E’ la vera leadership, dove il leader si mette a disposizione degli altri, del team. Si crea energia, armonia. Dove c’era mio padre c’era tutto questo. C’era una squadra.

Famiglia, Altruismo e Risoluzione Problemi

Ed infine la famiglia. Mio padre apparteneva a una generazione dove giocare con i figli non era una priorità. Ciononostante, non ho mai avuto il minimo dubbio che ttuto cio’ che facesse fosse unicamente per il benessere ed il progredire della famiglia. E non solo la famiglia piu’ stretta ma la famiglia tutta. “Beppe” era il membro della famiglia che risolveva i problemi. Più’ i problemi erano complicati, e più’ gli piacevano, lo appassionavano.  Un punto di riferimento.

Mio papa’ pensava sempre prima agli altri. Forse troppo. Alla gente piaceva lavorare con lui. I dipendenti erano trattati come famigliari, il cibo era gratis per tutti. Altro che la mensa gratis di Google. Mia papà l’aveva inventata 35 anni prima 🙂

Grazie Papa’

Quando si e’ giovani e’ difficile apprezzare a pieno i propri genitori e tutto quello che fanno per noi. E’ un peccato, ma e’ cosi’. Ora che ho i capelli bianchi, vedo tutto molto chiaro e ringrazio l’universo per avermi dato due genitori che nel sacrificarsi per me e mia sorella ci hanno insegnato così tanto. Sei andato via quando ero ancora troppo stupido, immaturo o orgoglioso per dirtelo, ma oggi apprezzo ogni singola cosa che mi hai insegnato. Molti non hanno avuto questa fortuna e devono imparare queste lezioni sui libri, i banchi dell’universita e i master in business administration. Io le ho imparate nel retro bottega di un panificio in via dei macelli di Soziglia a Genova e le applico tutti i giorni sul lavoro, con la famiglia e gli amici. In tutto quello che faccio c’e’ lo stampo del nonno Beppe. Mi da’ gioia sapere che continui a vivere in tutto questo, in tutti noi, in ogni impasto che faccio e condivido col Laura, Luca, e Paola e perché’ no, anche sulle pagine di questo blog. Grazie Papa’.  Ti voglio bene. Vittorio

Pubblicità

Pubblicità

Subscribe
Notify of

79 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Danilo
2 Luglio 2020 23:55

Mi sono commosso. Grazie per aver condiviso questa pagina di ricordi.

Mario
19 Marzo 2017 19:46

Vittorio sono Mario da Buggiano, un piccolo paesino vicino Pistoia in toscana, ti seguo da tempo e ti stimo tanto, sei una gran bella persona…ti dico solo che per tutti noi qui in famiglia sei diventato lo “zio vittorio”. Sicuramente tuo padre da lassù ha apprezzato moltissimo questa tua lettera… Read more »

Giuseppe Pomili
9 Giugno 2016 20:14

coplimenti

Lisa
21 Marzo 2016 3:00

Mi unisco al coro per ribadire che questo post racconta in maniera egregia una storia bella e commuovente, tanto da arrivare dritta anche al cuore di chi, come me, non ha ancora avuto il piacere di conoscerti personalmente. Ma c’è un altro aspetto, se pur secondario, che non posso fare… Read more »

Simone Brunozzi
20 Marzo 2016 18:04

Bellissima lettera, Vittorio!!! Dovresti aggiungere il dettagli di “mettere più olio” prima delle ferie.

Pubblicità